30 giugno 2006

Riflessione

"Io fui di Montefeltro, io son Bonconte;
Giovanna o altri non ha di me cura;
per ch'io vo tra costor con bassa fronte».
E io a lui: «Qual forza o qual ventura
ti traviò sì fuor di Campaldino,
che non si seppe mai tua sepultura?».
«Oh!», rispuos'elli, «a piè del Casentino
traversa un'acqua c'ha nome l'Archiano,
che sovra l'Ermo nasce in Apennino.
Là 've 'l vocabol suo diventa vano,
arriva' io forato ne la gola,
fuggendo a piede e sanguinando il piano.
Quivi perdei la vista e la parola
nel nome di Maria fini', e quivi
caddi, e rimase la mia carne sola.
Io dirò vero e tu 'l ridì tra ' vivi:
l'angel di Dio mi prese, e quel d'inferno
gridava: "O tu del ciel, perché mi privi?
Tu te ne porti di costui l'etterno
per una lagrimetta che 'l mi toglie;
ma io farò de l'altro altro governo!".

(Dante - Purgatorio V 89-108)

Il fatto che Pessotto gettandosi dalla finestra avesse un rosario in mano (fatto da molti trascurato o trattato come "bigotteria") mi fa pensare che anche lui volesse che, come per Bonconte di Montefeltro, condottiero ghibellino (quindi per il suo tempo poco o per nulla religioso), Maria fosse la parola alla quale voleva consegnare l'ultimo fiato di uomo, perchè la sua carne non cadesse "sola" e perchè l'Angelo di Dio vincesse ancora una volta la lotta con quello dell'inferno e lo strappasse dall'"altro governo", quello del nulla.